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sabato 27 aprile 2013

Scrittura creativa

Ho appena ritrovato un testo di qualche anno fa, un esercizio di scrittura creativa.
Si trattava di scrivere in venti minuti un breve testo, non ricordo più a che scopo, ma assolutamente spontaneo, che riguardasse un passatempo, un hobby, uno sport... insomma qualcosa che mi piacesse tanto. E poi un breve testo in cui lo stesso argomento fosse presentato in maniera negativa.
Eccolo qua:



 Adoro cucinare con mio marito

Mi piace tanto perché ci permette di passare tempo insieme. Finalmente, di solito di sera, a volte di pomeriggio, dopo una giornata pesante, una giornata stressante, o magari solo una giornata intensa, durante la quale ognuno ha avuto da fare, tra lavoro, spesa o altro. Una giornata in cui ognuno ha pensato a sé e alle lezioni da dare, agli esami da preparare o da correggere, ai ragazzini da sopportare!

Insomma, dopo una giornata così, ci ritroviamo nello stesso autobus o direttamente a casa. E se si prospetta una serata libera da impegni di ogni sorta, quali sport o cene fuori, ci mettiamo ai fornelli, pronti per creare qualcosa di unico.

In effetti per me cucinare insieme a mio marito è come giocare a fare magie. Di bacchette magiche ce ne sono tante e il loro uso dipende dalla pozione che decidiamo di preparare. Il coltello per tagliuzzare le verdurine, il cucchiaio di legno per mescolare la salsa, il forchettone per controllare la cottura del pollo, per nominarne solo alcune.

Ma la bacchetta per eccellenza, quella che non deve mai mancare, è il cucchiaio o la forchetta o l’utensile di turno che utilizziamo per assaggiare la nostra creazione e per decidere cosa manca, o se bisogna aggiungere ancora un po’ di sale o qualche spezia particolare, o uno dei tanti tipi di peperoncino che abbiamo in dispensa. Perché da quando vivo qui in Messico ho imparato che il peperoncino non è solo piccante, ma ha un sapore a seconda del tipo di pianta. E un certo sapore si combina meglio con un certo tipo di pietanza. Così come succede con i vini. Il bianco con il pesce, il rosso con la carne.

E ogni volta nasce un’opera d’arte, non me ne vogliate per la presunzione! A volte il risultato è degno di grandi chef, altre volte decisamente no, ma per noi ha un grande valore.  Quando ci apprestiamo ad assaggiare quello che le nostre manine hanno creato, fingiamo sempre di essere grandi critici del Gambero Rosso o il critico di Ratatouille e diamo un voto da uno a dieci al piatto fumante. Questo è il voto oggettivo, tuttavia ce n’è ancora un altro, che resta nascosto in fondo al mio cuore, ed è sempre un dieci se vogliamo quantificarlo sulla stessa scala, un dieci per la passione che ci unisce, per l’amore con cui è nato quel piatto. Un po’ come nelle mitiche pubblicità delle salse pronte Barilla!

A parte gli scherzi, si tratta di una creazione unica, che non si può rifare se non siamo insieme, perché in quel piatto c’è un pizzico della mia e della sua personalità.  Cucinare gli stessi ingredienti quando sono da sola corrisponde soltanto a una misera imitazione della magia iniziale e allora preferisco inventare qualcos’altro. Per preservare appunto il ricordo di quel momento a due, tanto prezioso e agognato di questi tempi.



Detesto cucinare con mio marito

Perché dopo una giornata stressante devo pure lambiccarmi il cervello per inventarmi cosa cucinare, per carità, devo sforzarmi un po’ meno visto che siamo in due, ma è pur sempre uno sforzo che non vorrei fare al mio rientro. Dopo tutti i problemi della giornata, non solo lavorativi, devo anche muovermi nella nostra cucina, che è un quadratino indubbiamente minuscolo. E che non ha tanti spazi per appoggiare tutto quello che ci serve: se io vado accanto al lavello  per tagliare le zucchine che ho appena lavato, mio marito deve assolutamente aprire il rubinetto per sciacquare il peperoncino e guarda caso ha bisogno del mio coltello preferito che sto utilizzando io… se lui è ai fornelli per mescolare la salsa, io devo aggiungere proprio in quel momento una spezia e lo interrompo togliendogli l’ispirazione…

E immaginatevi girare per quella piccolissima area con i coltelli affilati! Secondo mio marito io non sono tanto attenta e mi rimprovera per il modo in cui glieli passo. Ma questo no eh! Io cerco di fare attenzione, di non farti male… e tu mi rimproveri pure!!! Almeno cerca di capire lo sforzo, no??? Non parliamo poi di quando sono già furibonda con lui per altri motivi, magari è un sentimento latente, apparentemente addormentato, che può rendersi manifesto da un momento all’altro… e cucinare insieme è davvero pericoloso per il nostro equilibrio di coppia! Se lui dice A, io gli rispondo B, se pensa di aggiungere sale, io lo fermo perché secondo me va bene così, se pensa di metterci più acqua perché è troppo asciutto, io metto il broncio perché gli faccio credere che così non otterremo il risultato a cui miravo.

Poi, se rientrando non ho avuto il tempo di cambiarmi, di indossare qualcosa di più comodo per cucinare, capita sempre ma proprio sempre che mi macchi. Quella maledetta, antipatica goccia d’olio, o di sugo, o di qualsiasi altro intingolo è invariabilmente lì ad aspettarmi, a spiarmi, a spiare l’istante in cui potrà raggiungere me. Mica spia mio marito, no, lui è ancora più vicino, con la sua camicia bianca, immacolata, tanto invitante per quel sugo rosso rosso e invece no, quest’ultimo preferisce la mia maglietta colorata, che magari di rosso ce ne ha già tanto!!!

E ancora, detesto quando ci dividiamo i compiti e a me capita di tagliare le cipolle, o peggio ancora il peperoncino, con tutti i pensieri che mi girano per la testa devo pure cercare di ricordarmi di a lavare per bene le mani prima di toccarmi gli occhi o la bocca. Non so se vi è mai capitato di sentire quella sensazione, un bruciore che fa piangere e che dura un’eternità, e con le lenti a contatto poi, non ne parliamo!!!

Carino no?

venerdì 26 aprile 2013

Io e l'era digitale

E ricomincia qui la mia avventura tecnologica con la traduzione.

Io che adoro quel profumo di libro nuovo. 
Io che adoro la carta in tutte le sue sfacettature, per scrivere, per disegnare, per creare.

Io che con altri colleghi sto lavorando al mio primo ebook!
Se me l'avessero detto qualche anno fa sarebbe partita una bella risata e tutti avrebbero dimenticato l'accaduto.

E invece la passione per la traduzione e l'entusiasmo per le novità mi riportano ancora una volta alla rete.
Ci siamo, inutile sfuggirle, meglio farsela amica e stare a vedere cosa ci riserva il destino.

Così, dicevo, ricomincia la mia avventura traduttiva. Mai finita in realtà, preferisco pensarla in fase di ricostruzione, di lavori in corso, dopo anni dedicati a tradurre testi tecnici.
Perché so cosa voglio tradurre. E adesso so anche che lo farò, indipendentemente da quanto ci metterò a riuscirci.
Voglio tradurre libri.

(Dal fondo parte un'altra risata, anzi tantissime, ma non sembrano toccare l'attrice che recita il suo monologo.)

É sempre stato il mio sogno nel cassetto.
All'inizio l'avevo sotto chiave, e questa, in tasca. Ma la vita mi ha costretta a cambiare abbigliamento, così la chiave s'é perduta. Ogni tanto la ritrovavo, durante i cambi di stagione, ma nelle mie tasche dovevo metterci sempre troppe cose e non c'era spazio anche per la chiave. E dunque la poggiavo lì tra le scartoffie del lavoro, o sul mobile accanto ai ricordi preziosi, oppure in qualche altro cassetto dove prima o poi sarebbe stata ricoperta e dimenticata.

Fino all'inizio di questo 2013.
La vita gioca brutti scherzi, ma le macerie di un terremoto nascondono sempre un fiore. Basta avere la caparbietà di cercarlo. Ed é stato così che ne ho trovati più d'uno.

Tra questi la scrittura e la narrativa.